Lunedì 17 dicembre comincerà la settimana co-gestita del liceo classico Garibaldi di Napoli. Noi di Progetto Prometeo saremo ogni giorno in una terza liceo diversa, fino a sabato. Racconteremo ai ragazzi della legge 264/99, delle direttive europee sul numero chiuso inesistenti e della violazione dei loro diritti. Speriamo che si incazzino di brutto. Riporto di seguito un intervento pubblicato sul mio blog dal titolo "Un settore improduttivo".
<< Voglio iniziare questo post con un invito forte: comperate un quotidiano tutti i giorni. Costa un euro, ma vi scoprirete delle cose pazzesche.
Una fra tutte la vicchiaia intellettuale, prima ancora che anagrafica, dei nostri governanti. Non parlano che di tasse, ICI, redistribuzione, pensioni e protocolli welfare. Tutti temi portanti della politica di un paese, senza dubbio. Ma scuola e università? Perché non parlano di cultura, di libero accesso al sapere, di ampliamento di strutture formative? La risposta non è banale. In Italia c'è un mercato del lavoro che non necessita di personale qualificato (laureati), ma solo lavoratori disposti a faticare come schiavi in mansioni che non richiedono alcun tipo di formazione (call centers, camerieri, operai in catena di montaggio). Non lo affermo solo io, ma anche il prof. Mauro Gallegati, docente di economia all'Università di Ancona, il quale ha più volte sostenuto che in Italia "non c'è lavoro". Investire in formazione, di conseguenza, equivarrebbe a regalare soldi alla scuola e all'università senza veri benefici per un paese che non ha la minima intenzione di progredire. Se il governo dei vecchi non si interessa dell'istruzione e non investe, la necessità dei giovani di intervenire dal basso nel riaprire la discussione su questi temi si fa necessità e quindi responsabilità.
Siamo già in tante regioni d'Italia e stiamo crescendo. Potete chiedere informazioni, raccontare la vostra storia e quant'altro. Noi vi mettiamo a disposizione il progetto e questo blog.
Il mio amico e compagno di battaglia, dott. Massimo Citro, mi ha scritto questa lettera, che per i toni e le parole straordinarie voglio condividere con voi.
Caro Michele,
grazie per quello che stai facendo e per come lo stai facendo. Per il prossimo anno il numero chiuso non dovrà più esistere e tutti potranno entrare. Lo prometto, ma mi dovete (ci dobbiamo) aiutare. Non siamo mai stati così vicini come quest’anno.
Hai visto che il “nemico” sta già cominciando a dividersi: rettori e ministero in polemica, fanno scarica barili. Appena organizzato Prometeo (questione di pochi giorni) avremo in mano una “macchina da guerra” che presto li farà tremare. Ed è la prima volta nella storia del numero chiuso. Vedo possibile una manovra a tenaglia in due direzioni (ce n’è anche una terza, di cui però si può dire solo a voce):
1) Portare avanti a livello politico (senza mai schierarsi con nessuno, ma accettando qualsiasi aiuto che ci lasci indipendenti: i diritti umani non sono né di destra né di sinistra, e ognuno di noi è libero di pensarla come vuole) un’azione che parte da Torino e raggiunge appoggi che abbiamo alla Camera e in Senato; tra poco anche la Presidenza di qualche Regione.
2) La vostra azione: servono studenti, a migliaia, per fronteggiare il Governo con la forza di una rete nazionale come Prometeo. Voi Capiregione, coadiuvati da chi sceglierete, siete fondamentali soprattutto nell’opera di sensibilizzazione nei licei e università, per spiegare la verità ai ragazzi e reclutarli nel progetto. Sarebbe bello nel giro di pochissimi mesi portare migliaia di persone in piazza contemporaneamente in tutta Italia. Immagina l’impatto.
Presto riceverete consigli su come muovervi nelle scuole. Voi Capiregione, siate guerrieri, abbiate il fuoco di Prometeo nelle vene, non lasciatevi schiacciare! Siete nati per esistere ed esprimere la vostra unicità; non per subire, ma “per seguir virtute e conoscenza”. Siete voi che, con me, avete il compito di incoraggiare una gioventù impaurita e sfiduciata. E se vi scoraggiate, telefonatemi: non vi permetterò di mollare. Da parte mia, potete contare che non mollerò finché questa ingiustizia non sarà caduta.
Siamo tutti volontari animati da uno spirito dionisiaco (o prometeico), non abbiamo fini politici né di altro genere, se non quello della riconquista dei nostri diritti. Soprattutto quello di scelta. Nessuno di noi ci guadagnerà altro, anzi ci stiamo spendendo tutti di tasca nostra in denaro, tempo e energie: ma non c’è niente di più bello che uscire dalla gabbia del “do ut des” e fare senza sperare in un tornaconto personale. Questo unisce tutti noi, laureati e studenti, medici e aspiranti, perché siamo esseri umani e la società umana deve tornare alla sua dignità. Non più pecore senza un’anima, o schiavi di un disumano e pericoloso sistema politico-economico. Non lasciamo morire i nostri ideali. Noi siamo giovani, e i giovani non si piegano. Non è questione di età anagrafica.
Caro Michele, lavoriamo come un’unica cosa, mettiamo in comune idee, suggerimenti, critiche… Le mafie che governano gli atenei sono battibili soltanto se saremo uniti e numerosi. E determinati fino in fondo. Possono scoraggiare o fermare un uomo solo, ma migliaia no. Ti ricordo Gandhi (di cui domani si celebra il compleanno): “Gli Inglesi potranno avere il mio corpo, ma non avranno mai la mia obbedienza”.
Sai perché vinceremo? Perché quelli là a Roma, impegnati a ingrassare con i nostri soldi, ci sottovalutano e non ci temono. Quando si accorgeranno della nostra forza, sarà per loro troppo tardi. A presto. Ti abbraccio forte.
Massimo Citro >>