Georg Wilhelm Friedrich Hegel - Filosofo tedesco
Il popolo tedesco, per due volte reduce dai conflitti mondiali con sconfitte che definire disastrose sarebbe riduttivo, è riuscito in entrambi i casi a risollevarsi e a diventare uno degli stati più stabili, nonché una delle potenze economiche, maggiori del pianeta. Eppure, a leggere i giornali (quelli seri, si intende) sembrerebbe che anche loro, nell'università, abbiano qualcosa di italiano.
Il sistema d'istruzione tedesco prevede il numero chiuso sin dai primi anni della scuola. Ci sarebbe da aspettarsi, quindi, che la Germania sia immune dagli innumerevoli problemi sulla meritocrazia (nell'accezione dalemian-zecchino-mussiana del termine), tanto affrontati in Italia senza che in realtà si finisca per prendere provvedimenti seri. Contrariamente a quanto ci si aspetti, le lamentele dal mondo accademico, politico ed economico tedesco, aprono ad uno scenario curioso ed inquietante al tempo stesso. E' stato detto che il sistema "egualitario", sebbene da un lato abbia portato molti benefici, dall'altro ha peggiorato la pubblica istruzione dal punto di vista meritocratico. Ora, per definire "egualitario" un sistema che prevede il numero chiuso sin dalle elementari, ce ne vuole di coraggio. Cosa faranno adesso i nostri eroi Angela Merkel ed il suo Ministro dell'Università? Probabilmente, metteranno il numero chiuso a numero chiuso. Bisognerà fare i test per accedere ai test!
Scherzi a parte, siamo davvero sicuri, a questo punto, che istituire il numero chiuso sia davvero "meritocratico"? L'accesso programmato ha davvero senso come soluzione degli stessi problemi che accusa uno dei paesi che più adottano questo criterio? Pubblico di seguito parte di un articolo uscito giovedì, 23 Novembre sull'Herald Tribune.
La Germania, per competere, mira a ristabilire la sua forza nel settore della ricerca
di Madeline Chambers
<< Potrà aver dato al mondo l'aspirina, la mineralogia, la fisica quantistica ed il motore diesel, ma i giorni di gloria della ricerca scientifica tedesca sono finiti da tempo ed il paese sta andando a caccia di una nuova generazione di Einstein.
Decenni di tagli e il rifiuto dell'elitarismo propugnato dai nazisti hanno lasciato la Germania, terza potenza economica mondiale, a trascinarsi faticosamente dietro ai suoi concorrenti globali.
Con solo cinque atenei nella classifica delle cento università più prestigiose, stradominata dagli USA - l'università di Monaco occupa il posto più alto, il 48esimo -(...).
I premi Nobel assegnati il mese scorso ad un fisico e ad un chimico tedeschi hanno ravvivato l'orgoglio nell'ambiente scientifico del Paese.
(...)Kurt von Figura, rettore della Georg-August University in Gottingen, una delle più antiche e prestigiose istituzioni del paese, ha detto "Quando si perde una buona reputazione per un lungo periodo di tempo, ci vuole poi un periodo altrettanto lungo perché la si riacquisti".
Ma, fino a quest'anno, i dati recenti sui premi Nobel avevano dato un po' di sollievo. Dal 1901 al 1931, le università tedesche hanno fruttato 15 premi Nobel per la chimica e 10 per la fisica: più di qualunque altro Paese. Tuttavia dal 1984 la ricerca negli Stati Uniti ha dato un numero circa dieci volte più grande di premiati, rispetto alla Germania, in entrambi i campi. "E' duro fare paragoni, ma molti dati suggeriscono che la Germania non sta andando molto bene ed ha bisogno di fare tutto il possibile per andare avanti," ha detto Klaus Shrufer, un economista del SEB di Francoforte. "L'innovazione è essenziale per i piani economici a lungo termine". Le aziende tedesche sono orgogliose del ruolo che hanno giocato nello stabilire la reputazione di potenza scientifica della Germania. I bambini tedeschi ancora oggi apprendono del chimico Felix Hoffman, il quale inventò l'aspirina alla Bayer nel 1897, e di Gottlieb Daimler e Karl Benz, il lavoro dei quali sul primo veicolo ad essere dotato di motore a combustione interna ha portato alla nascita della automobilistica Daimler.
Dopo una reazione violenta contro l'etica nazista della selezione naturale e della sopravvivenza dei più adatti, le università si sono concentrate sull'eguaglianza piuttosto che sulle eccellenze individuali.
"L'approccio egualitario, nato per una paura dell'elitarismo dopo la guerra, ha funzionato bene su molti piani, ma le persone si sono dimenticate che non si possono preparare tutti per vincere un Premio Nobel", ha detto Stefan Treue, direttore del German Primate Center, un istituto di Gottingen che lavora al fianco dell'università.
Questi fattori, accoppiati con i tagli ai fondi - gli Stati Uniti spendono addirittura il doppio del PIL rispetto alla Germania per l'istruzione superiore - hanno contribuito ad un esaurimento di cervelli. L'economia tedesca è preoccupata. (...)
"Oggi abbiamo bisogno di investire nella ricerca per essere capaci di produrre le merci di domani", ha detto Stephan Wimmers, specialista in nuove tecnologie al DIHK. "Se non abbiamo scienziati per fare questo, non avremo prodotti competitivi". (...)
Il mondo dell'industria provvede ai due terzi della spesa nel settore della ricerca, mentre il resto viene dal settore pubblico. Molti altri governi dell'Unione Europea forniscono una parte maggiore dei finanziamenti, cosa che testimonia che una buona parte della scienza in Germania si sta trasformando in attività economica.
Ad ogni modo, ci sono preoccupanti sviluppi nella produzione di brevetti. La Germania, tradizionalmente uno dei maggiori detentori di brevetti, negli ultimi anni è precipitata dietro taluni concorrenti, come la Cina e la Corea del Sud. (...)
Gli esperti dicono che la qualità dei brevetti tedeschi sta peggiorando nella misura in cui invecchiano le industrie come quelle nel campo dell'ingegneria.(...)
Gli scienziati tedeschi dicono che il nuovo programma di investimento per promuovere la ricerca ad alti livelli e migliorare la qualità dell'università tedesca è cruciale a causa dell'elemento della competizione che con esso è stato introdotto.
"Questo è più di un po' d'aria calda da parte dei politici", ha deto Treue. "Dobbiamo lavorare sodo perché esso funzioni, ed i risultati non saranno raggiunti entro i prossimi 5 - 10 anni, ma siamo sulla strada giusta".>>
From the "Herald Tribune" of Friday, November 23, 2007 - page 15
Traduzione di Michele Di Mauro